Due parole sulle sette sataniche
Secondo alcune ricerche, le persone che entrano a far parte di una setta satanica ritengono che il diavolo rappresenti il simbolo di una forma di libertà interiore dai vincoli morali, quindi di trasgressione, di anticonformismo psicologico e sociale.
Ciò può favorire in loro un senso di onnipotenza.
A volte alla base c’è una morale troppo rigida e quindi difficile da seguire, oppure è presente una forte paura del maligno per cui paradossalmente affidarsi al diavolo garantisce sicurezza.
In altre parole, chi può garantire protezione dal male se non chi lo professa?
Sia dalle sette sataniche ma da tutte le sette vengono soddisfatti dei bisogni importanti presenti in individui che vivono una situazione di debolezza, solitudine o a causa di una patologia mentale e che sono cresciuti in famiglie difficili per freddezza,indifferenza, rifiuto, violenza che hanno creato traumi profondi.
Questi bisogni sono:
-bisogno di appartenenza ad un gruppo
-bisogno di ottenere riconoscimento
-bisogno di dipendenza/protezione, quando l’adepto è alla ricerca di figure protettive che non ha mai avuto
-bisogno di simboli significativi che diano colore ad una vita grigia e vuota
E il capo setta?
E’ una persona insicura, frustrata, narcisista che ha bisogno degli adepti per sentirsi riconosciuto esattamente come i seguaci…. si crea così una forma di dipendenza reciproca. A volte il capo setta può sembrare umile e pio ma in profondità è superbo ed intollerante verso tutto ciò che è lontano dal suo modo di pensare.)
In questo campo rientrano quindi anche le sette religiose caratterizzate da una forte coesione interna ed altrettanto forte rifiuto verso l’esterno, dogmatismo religioso, dipendenza più o meno ipocrita dal leader. Nei seguaci è forte il bisogno di credere, di avere cieca fiducia come il bambino verso la madre.
Questo bisogno è anche soddisfatto dal Guru, ossia da colui che conduce il gregge alla ricerca del benessere psico-fisico o dell’accrescimento del potenziale umano.
In realtà, la vera ricerca interiore e di fede deve essere condotta in autonomia, condividendo con i simili ed accettando con tolleranza e dialogo le idee diverse, vivendo nel mondo, nella vita di tutti i giorni. I traumi familiari devono essere affrontati con coraggio con l’aiuto della psicoterapia per spezzare le catene del passato e procedere verso la libertà.
Maria Cristina Strocchi – psicologa e psicoterapeuta
Presidente dell’associazione “Volere è potere”
sito: www.strocchimc.com
www.volereepotere.com
di MARIA CRISTINA STROCCHI | 09/01/2015
Secondo alcune ricerche, le persone che entrano a far parte di una setta satanica ritengono che il diavolo rappresenti il simbolo di una forma di libertà interiore dai vincoli morali, quindi di trasgressione, di anticonformismo psicologico e sociale.
Ciò può favorire in loro un senso di onnipotenza.
A volte alla base c’è una morale troppo rigida e quindi difficile da seguire, oppure è presente una forte paura del maligno per cui paradossalmente affidarsi al diavolo garantisce sicurezza.
In altre parole, chi può garantire protezione dal male se non chi lo professa?
Sia dalle sette sataniche ma da tutte le sette vengono soddisfatti dei bisogni importanti presenti in individui che vivono una situazione di debolezza, solitudine o a causa di una patologia mentale e che sono cresciuti in famiglie difficili per freddezza,indifferenza, rifiuto, violenza che hanno creato traumi profondi.
Questi bisogni sono:
-bisogno di appartenenza ad un gruppo
-bisogno di ottenere riconoscimento
-bisogno di dipendenza/protezione, quando l’adepto è alla ricerca di figure protettive che non ha mai avuto
-bisogno di simboli significativi che diano colore ad una vita grigia e vuota
E il capo setta?
E’ una persona insicura, frustrata, narcisista che ha bisogno degli adepti per sentirsi riconosciuto esattamente come i seguaci…. si crea così una forma di dipendenza reciproca. A volte il capo setta può sembrare umile e pio ma in profondità è superbo ed intollerante verso tutto ciò che è lontano dal suo modo di pensare.)
In questo campo rientrano quindi anche le sette religiose caratterizzate da una forte coesione interna ed altrettanto forte rifiuto verso l’esterno, dogmatismo religioso, dipendenza più o meno ipocrita dal leader. Nei seguaci è forte il bisogno di credere, di avere cieca fiducia come il bambino verso la madre.
Questo bisogno è anche soddisfatto dal Guru, ossia da colui che conduce il gregge alla ricerca del benessere psico-fisico o dell’accrescimento del potenziale umano.
In realtà, la vera ricerca interiore e di fede deve essere condotta in autonomia, condividendo con i simili ed accettando con tolleranza e dialogo le idee diverse, vivendo nel mondo, nella vita di tutti i giorni. I traumi familiari devono essere affrontati con coraggio con l’aiuto della psicoterapia per spezzare le catene del passato e procedere verso la libertà.
Maria Cristina Strocchi – psicologa e psicoterapeuta
Presidente dell’associazione “Volere è potere”
sito: www.strocchimc.com
www.volereepotere.com
di MARIA CRISTINA STROCCHI | 09/01/2015