Perchè il selfie?
Perché tante persone (giovani, politici….) sentono il bisogno di fare il selfie?
Un tempo facebook era usato per contattare amici e persone lontane o che non si vedevano da tempo, oggi è diventato una “vetrina” dove molti si auto- promuovono o sponsorizzano le loro attività, i loro prodotti…
Ma si assiste anche al fenomeno dell’ autocelebrazione e una delle modalità è il selfie.
E’ importante farsi vedere felici, in posti esotici, in vacanza, alle feste, alle cene con gli amici per farsi considerare grandi, felici, importanti perché così ci vogliono le norme sociali da me chiamate“disumane”. In altre parole, tu vali se: sei giovane, ricco, famoso, bello, magro e felice altrimenti sei uno “sfigato”. Per cui la gente spesso finge, ostenta per essere accettata dagli altri.
C’è poi l’altro risvolto del selfie: il numero dei “mi piace” ricevuti. Se nessuno o pochi cliccano mi piace sulla foto, ecco che molte persone (e non solo giovani, purtroppo) entrano in crisi e fanno dipendere la loro autostima dagli altri.
Quali sono i bisogni sottostanti al fenomeno “selfie”?
Quello di riconoscimento, di apprezzamento, di stima, ma anche la necessità di trovare uno sfogo alle frustrazioni di una vita grigia o, peggio, vuota.
Puntualizzo che questi sono bisogni umani ma, portati all’eccesso, diventano esibizionismo e, nella forma più grave, narcisismo. E’ la nostra cultura attuale che fomenta questi fenomeni perché dà troppa importanza all’esteriorità e troppo poca all’interiorità. Una bella citazione recita: “Le persone sono come le vetrate delle cattedrali che brillano quando sono illuminate dal sole. Ma, quando cala l’oscurità, si vedono solo quelle che hanno una luce DENTRO”.
Aggiungo poi l’effetto “branco di pecore “ in cui l’individuo, ormai di tutte le età, si sente costretto per essere accettato a fare quello che fanno gli altri perché la diversità porta a solitudine e a mancanza di approvazione.
In realtà, bisogna imparare a contrastare questi fenomeni di massa, di fondo errati, e mantenere la propria autonomia e identità. E se gli altri non ti approvano? Non importa perché siamo noi in primis che dobbiamo essere fieri di noi, senza dare troppo potere agli altri di decidere sulla nostra felicità. E poi ricordiamoci che “Essere diversi spesso è meglio”.
di MARIA CRISTINA STROCCHI | 18/01/2015
Perché tante persone (giovani, politici….) sentono il bisogno di fare il selfie?
Un tempo facebook era usato per contattare amici e persone lontane o che non si vedevano da tempo, oggi è diventato una “vetrina” dove molti si auto- promuovono o sponsorizzano le loro attività, i loro prodotti…
Ma si assiste anche al fenomeno dell’ autocelebrazione e una delle modalità è il selfie.
E’ importante farsi vedere felici, in posti esotici, in vacanza, alle feste, alle cene con gli amici per farsi considerare grandi, felici, importanti perché così ci vogliono le norme sociali da me chiamate“disumane”. In altre parole, tu vali se: sei giovane, ricco, famoso, bello, magro e felice altrimenti sei uno “sfigato”. Per cui la gente spesso finge, ostenta per essere accettata dagli altri.
C’è poi l’altro risvolto del selfie: il numero dei “mi piace” ricevuti. Se nessuno o pochi cliccano mi piace sulla foto, ecco che molte persone (e non solo giovani, purtroppo) entrano in crisi e fanno dipendere la loro autostima dagli altri.
Quali sono i bisogni sottostanti al fenomeno “selfie”?
Quello di riconoscimento, di apprezzamento, di stima, ma anche la necessità di trovare uno sfogo alle frustrazioni di una vita grigia o, peggio, vuota.
Puntualizzo che questi sono bisogni umani ma, portati all’eccesso, diventano esibizionismo e, nella forma più grave, narcisismo. E’ la nostra cultura attuale che fomenta questi fenomeni perché dà troppa importanza all’esteriorità e troppo poca all’interiorità. Una bella citazione recita: “Le persone sono come le vetrate delle cattedrali che brillano quando sono illuminate dal sole. Ma, quando cala l’oscurità, si vedono solo quelle che hanno una luce DENTRO”.
Aggiungo poi l’effetto “branco di pecore “ in cui l’individuo, ormai di tutte le età, si sente costretto per essere accettato a fare quello che fanno gli altri perché la diversità porta a solitudine e a mancanza di approvazione.
In realtà, bisogna imparare a contrastare questi fenomeni di massa, di fondo errati, e mantenere la propria autonomia e identità. E se gli altri non ti approvano? Non importa perché siamo noi in primis che dobbiamo essere fieri di noi, senza dare troppo potere agli altri di decidere sulla nostra felicità. E poi ricordiamoci che “Essere diversi spesso è meglio”.
di MARIA CRISTINA STROCCHI | 18/01/2015